Descrizione
Quest’oggi, mercoledì 25 novembre, ricorre la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 1999. Questa data non fu ovviamente scelta casualmente, ma in ricordo di tre coraggiose sorelle: Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal, fiere oppositrici del regime di Rafael Leónidas Trujillo, che per oltre trent’anni resse come dittatore la Repubblica Dominicana.
Le tre sorelle, fin da giovani, si opposero al regime e parteciparono alla costituzione del “Movimento 14 di giugno”, che si diffuse in poco tempo in tutto il paese. Ma nel gennaio del 1960 il movimento venne scoperto e i suoi membri incarcerati, tra cui le tre sorelle Mirabal con i rispettivi mariti. Quest’ultime vennero liberate pochi mesi dopo, mentre i coniugi rimasero in prigione. Il 25 novembre 1960 le sorelle si recarono a fargli visita, ma la loro auto fu fermata e le donne furono condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze, stuprate, torturate e ridotte in fin di vita a colpi di bastone. Furono Infine strangolate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto, per simulare un incidente; ma il loro sacrificio non fu vano poiché scosse profondamente l’opinione pubblica e pochi mesi dopo il dittatore perì in un attentato.
In questa giornata celebriamo anche Renata Rubini, nota con il nome di battaglia «Kira», una partigiana nostra concittadina, nata il 7 aprile 1922 a Baricella, alla quala sarà dedicata una strada; la prima strada del nostro comune ad essere intitolata ad una donna baricellese. Kira militò nel battaglione Gotti della 4a brigata Venturoli Garibaldi e operò appunto a Baricella. Fu riconosciuta partigiana e servì con il grado di sottotenente, insieme al fratello Rino, dal 23 aprile 1944 alla Liberazione. Molto significativa è la storia da lei raccontata nel libro curato da Cesarino Volta “Mondo contadino e lotta di liberazione, resistenza in pianura (1943-45)”, dove riferisce di un sciopero da lei organizzato durante la guerra. Le contadine, impiegate nelle risaie baricellesi lasciarono i campi e rientrarono a casa, ma furono raggiute da alcuni fascisti che, armati di fucili, le costrinsero a salire su un camion che le avrebbe riportate alle risaie. Una delle compagne di Renata Rubini ebbe l’ardire di schiaffeggiare uno squadrista e fu immediatamente sostenuta delle compagne e della stessa Renata. Ma le donne furono costrette a cedere alle minacce dei fascisti, dimostrando comunque che la società civile era viva e non si piegava ai soprusi del regime e dei suoi rappresentanti.
Le due storie raccontate, quella delle tre sorelle dominicane e di Renata Rubini, ci ricordano quanto le donne abbiano lottato per una società più giusta e quanto continuino lottare. Leggendo le storie di Renata e delle tre sorelle il pensiero non può non andare alle combattenti curde impegnate nella lotta contro l’Isis in Siria. Queste donne hanno preso le armi e deciso di combattere per la libertà del loro popolo, prima contro gli estremisti islamici e successivamente contro i Turchi. Molte di loro sono state catturate, torturate e violentate dai soldati turchi o dai miliziani siriani prima di essere finite con un colpo alla nuca. Ma il loro obiettivo di creare uno stato indipendente, nel quale donne ed uomini godano degli stessi diritti, continua a non venir meno; e benché non possano più contare sull’aiuto della comunità internazionale, l’auspicio è che la loro lotta vada a buon fine.
Le tre sorelle, fin da giovani, si opposero al regime e parteciparono alla costituzione del “Movimento 14 di giugno”, che si diffuse in poco tempo in tutto il paese. Ma nel gennaio del 1960 il movimento venne scoperto e i suoi membri incarcerati, tra cui le tre sorelle Mirabal con i rispettivi mariti. Quest’ultime vennero liberate pochi mesi dopo, mentre i coniugi rimasero in prigione. Il 25 novembre 1960 le sorelle si recarono a fargli visita, ma la loro auto fu fermata e le donne furono condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze, stuprate, torturate e ridotte in fin di vita a colpi di bastone. Furono Infine strangolate e gettate in un precipizio a bordo della loro auto, per simulare un incidente; ma il loro sacrificio non fu vano poiché scosse profondamente l’opinione pubblica e pochi mesi dopo il dittatore perì in un attentato.
In questa giornata celebriamo anche Renata Rubini, nota con il nome di battaglia «Kira», una partigiana nostra concittadina, nata il 7 aprile 1922 a Baricella, alla quala sarà dedicata una strada; la prima strada del nostro comune ad essere intitolata ad una donna baricellese. Kira militò nel battaglione Gotti della 4a brigata Venturoli Garibaldi e operò appunto a Baricella. Fu riconosciuta partigiana e servì con il grado di sottotenente, insieme al fratello Rino, dal 23 aprile 1944 alla Liberazione. Molto significativa è la storia da lei raccontata nel libro curato da Cesarino Volta “Mondo contadino e lotta di liberazione, resistenza in pianura (1943-45)”, dove riferisce di un sciopero da lei organizzato durante la guerra. Le contadine, impiegate nelle risaie baricellesi lasciarono i campi e rientrarono a casa, ma furono raggiute da alcuni fascisti che, armati di fucili, le costrinsero a salire su un camion che le avrebbe riportate alle risaie. Una delle compagne di Renata Rubini ebbe l’ardire di schiaffeggiare uno squadrista e fu immediatamente sostenuta delle compagne e della stessa Renata. Ma le donne furono costrette a cedere alle minacce dei fascisti, dimostrando comunque che la società civile era viva e non si piegava ai soprusi del regime e dei suoi rappresentanti.
Le due storie raccontate, quella delle tre sorelle dominicane e di Renata Rubini, ci ricordano quanto le donne abbiano lottato per una società più giusta e quanto continuino lottare. Leggendo le storie di Renata e delle tre sorelle il pensiero non può non andare alle combattenti curde impegnate nella lotta contro l’Isis in Siria. Queste donne hanno preso le armi e deciso di combattere per la libertà del loro popolo, prima contro gli estremisti islamici e successivamente contro i Turchi. Molte di loro sono state catturate, torturate e violentate dai soldati turchi o dai miliziani siriani prima di essere finite con un colpo alla nuca. Ma il loro obiettivo di creare uno stato indipendente, nel quale donne ed uomini godano degli stessi diritti, continua a non venir meno; e benché non possano più contare sull’aiuto della comunità internazionale, l’auspicio è che la loro lotta vada a buon fine.
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Ultimo aggiornamento pagina: 24/11/2020 21:05:48