Descrizione
In occasione del 30 novembre 2020, giornata mondiale "Città per la vita, città contro la pena di morte" è fondamentale fare un breve excursus storico sulla pena di morte.
La pena di morte è anche denominata pena capitale, ed è una sanzione penale la cui esecuzione consiste nel togliere la vita al condannato. Oggi è stata abolita o non è applicata nella maggioranza degli stati del mondo mentre è ancora in vigore in altri come gli Stati Uniti d’America, la Cina, l’India, il Giappone, la Corea del Nord, l’Iran, l’Arabia Saudita e la Bielorussia. Nella maggior parte degli ordinamenti giuridici è utilizzata e prevista per le sole colpe più gravi, come l'omicidio e l'alto tradimento, mentre in altri ordinamenti è applica anche in caso di crimini violenti, come la rapina o lo stupro o l'incesto. Purtroppo, ancora oggi, in alcune realtà è prevista per i cosiddetti reati d'opinione come l'apostasia o per orientamenti e comportamenti sessuali come l'omosessualità.
La pena di morte era in uso in tutte le civiltà antiche fiorite attorno al bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente. In particolare, per citare una civiltà ben nota, nel diritto romano era prevista la pena di morte, ma era altresì possibile una speciale garanzia per i cittadini romani: una condanna a morte non poteva essere eseguita se non fosse stata data la possibilità al cittadino di fare appello ai comizi centuriati, attraverso la provocatio ad populum.
I primi esempi di abolizione della pena di morte si hanno con l’imperatore giapponese Saga, che nel 818 d.C. emanò una legge per renderla illegale e, in Europa, nel 1753 con la zarina di Russia Elisabetta I, che in realtà non propose l’abolizione, ma una forte limitazione nella sua applicazione.
È interessante ricordare che, lo Stato abolizionista più antico è la Repubblica di San Marino; nella piccola Repubblica arroccata sul monte Titano, l’ultima esecuzione ufficiale risale al 1468, mentre l'abolizione definitiva fu sancita per legge nel 1865.
Il primo Stato del mondo moderno ad abolire la pena di morte fu il Granducato di Toscana, dove, il 30 novembre 1786, per volere del Granduca Pietro Leopoldo, fu emanato il nuovo codice penale toscano. Il Granduca era infatti profondamente influenzato dalle idee degli illuministi ed in particolare dal grande Cesare Beccaria. Questi, nel 1764 pubblico un pamphlet, intitolato “Dei delitti e delle pene”, dove l’intellettuale si esprimeva contro la pena di morte, argomentando che con questa pena lo Stato, per punire un delitto, ne commetterebbe uno a sua volta, come scrive lo stesso Beccaria: «Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio». È utile però precisare che la condanna fatta da Beccaria verso la pena di morte, sebbene estremamente innovativa, non era espressa in termini assoluti: essa è necessaria, ma non giusta, in quanto «infrazione della legge morale per la quale l'uomo, anche nei confronti dello stato, è sempre non mezzo, ma fine». Lo stesso Beccaria, al capitolo XXVIII, scrive infatti che «la morte di un cittadino non può credersi necessaria, che per due motivi. Il primo, quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza, che interessi la sicurezza della nazione; il secondo, quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di un cittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perde la sua libertà, o nel tempo dell'anarchia, quando i disordini stessi tengono luogo di leggi.»
Nonostante la grande innovazione portata avanti grazie alle idee di Beccaria, quatto anni più tardi Pietro Leopoldo, reintrodusse la pena di morte per i crimini eccezionali. L'Italia l'abolì, tranne che per crimini di guerra e regicidio, nel 1889, per poi reinserirla con il Codice Rocco del 1930, quindi in pieno periodo fascista, per poi abolirla definitivamente nel 1948.
Il 18 dicembre del 2007, dopo una campagna portata avanti per oltre un ventennio dal Partito Radicale Transnazionale, dall'associazione Nessuno Tocchi Caino, da Amnesty International e dalla Comunità di Sant'Egidio, l'Onu ha approvato una storica risoluzione per la moratoria universale della pena di morte, ossia per una sospensione internazionale delle pene capitali. La risoluzione proposta dall’Italia, è stata ratificata dall'Assemblea generale con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. É utile a questo punto spiegare brevemente la differenza fra moratoria ed abolizione: nel primo caso gli stati sospendono l'applicazione della pena di morte, pur mantenendola nei propri istituti giuridici e possono quindi tornare ad applicarla in futuro, mentre nel secondo caso tale pena verrebbe totalmente depennata dalle legislazioni nazionali.
Ma la storia di questa conquista, come è stato già riferito, parte da lontano: nel 1997 su iniziativa italiana, la Commissione dell'ONU per i Diritti Umani ha approvato ogni anno una risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali, in vista della completa abolizione della pena di morte, ma le decisioni della commissione non erano mai però state confermate dall'assemblea generale. Nel 1999 tutta l'Unione europea si unì alla posizione italiana, e con l'inizio del Giubileo del 2000, anche Papa Giovanni Paolo II ribadì il proprio appoggio alla moratoria. Ma solo il 15 novembre del 2007, la Terza commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, su proposta italiana, ha approvato con 99 voti favorevoli, 52 contrari e 33 astenuti la risoluzione per la moratoria universale sulla pena di morte, che fu appunto ratificata poco più di un mese più tardi dall’Assemblea generale delle Nazioni unite.
Il nostro Sindaco Omar Mattioli ha recepito la proposta della comunità di Sant’Egidio di entrare a far parte della vasta schiera di città per la vita/città contro la pena di morte e con delibera n 69/2020 la Giunta all'unanimità ha voluto avvalorare questo impegno nel territorio anche progettando eventi di sensibilizzazione al tema .
Per celebrare e commemorare questa giornata, e al fine di dare lustro alla nuova adesione di Baricella quale città per la vita e contro la pena di morte, la nostra amministrazione comunale, ha organizzato una serie di eventi on line, per coinvolgere la cittadinanza e, in particolare, i cittadini più giovani. In accordo con la Scuola Secondaria di Primo Grado, era stata organizzata la proiezione di un film in Sala Europa, dal quale, i docenti avrebbero tratto spunto per una riflessione su questa tema con i ragazzi. Purtroppo l'emergenza sanitaria in corso ha costretto i professori a rivedere l'organizzazione didattica in quanto le uscite didattiche non sono più possibili e tanto meno le proiezioni di film. Si è pertanto concordato che tale attività di sensibilizzazione verrà svolta direttamente dai docenti in classe, ciascuno con le modalità che più ritiene consone, pur utilizzando come guida il film, che è stato acquistato dalla nostra Biblioteca.
Per dare comunque risalto alla giornata, sono state altresì predisposte alcune bibliografie e filmografie a tema ed è stata infine realizzato un breve video a tema storico, che sarà diffuso sulla pagina facebook della Biblioteca comunale “A. Gramsci”. Infine, segnaliamo all’attenzione degli interessati, la possibilità di partecipare ad un webinar "no alla pena di morte" curato dalla Comunità di Sant'Egidio (link sul fondo della pagina).
La pena di morte era in uso in tutte le civiltà antiche fiorite attorno al bacino del Mediterraneo e nel Vicino Oriente. In particolare, per citare una civiltà ben nota, nel diritto romano era prevista la pena di morte, ma era altresì possibile una speciale garanzia per i cittadini romani: una condanna a morte non poteva essere eseguita se non fosse stata data la possibilità al cittadino di fare appello ai comizi centuriati, attraverso la provocatio ad populum.
I primi esempi di abolizione della pena di morte si hanno con l’imperatore giapponese Saga, che nel 818 d.C. emanò una legge per renderla illegale e, in Europa, nel 1753 con la zarina di Russia Elisabetta I, che in realtà non propose l’abolizione, ma una forte limitazione nella sua applicazione.
È interessante ricordare che, lo Stato abolizionista più antico è la Repubblica di San Marino; nella piccola Repubblica arroccata sul monte Titano, l’ultima esecuzione ufficiale risale al 1468, mentre l'abolizione definitiva fu sancita per legge nel 1865.
Il primo Stato del mondo moderno ad abolire la pena di morte fu il Granducato di Toscana, dove, il 30 novembre 1786, per volere del Granduca Pietro Leopoldo, fu emanato il nuovo codice penale toscano. Il Granduca era infatti profondamente influenzato dalle idee degli illuministi ed in particolare dal grande Cesare Beccaria. Questi, nel 1764 pubblico un pamphlet, intitolato “Dei delitti e delle pene”, dove l’intellettuale si esprimeva contro la pena di morte, argomentando che con questa pena lo Stato, per punire un delitto, ne commetterebbe uno a sua volta, come scrive lo stesso Beccaria: «Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio». È utile però precisare che la condanna fatta da Beccaria verso la pena di morte, sebbene estremamente innovativa, non era espressa in termini assoluti: essa è necessaria, ma non giusta, in quanto «infrazione della legge morale per la quale l'uomo, anche nei confronti dello stato, è sempre non mezzo, ma fine». Lo stesso Beccaria, al capitolo XXVIII, scrive infatti che «la morte di un cittadino non può credersi necessaria, che per due motivi. Il primo, quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza, che interessi la sicurezza della nazione; il secondo, quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di un cittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perde la sua libertà, o nel tempo dell'anarchia, quando i disordini stessi tengono luogo di leggi.»
Nonostante la grande innovazione portata avanti grazie alle idee di Beccaria, quatto anni più tardi Pietro Leopoldo, reintrodusse la pena di morte per i crimini eccezionali. L'Italia l'abolì, tranne che per crimini di guerra e regicidio, nel 1889, per poi reinserirla con il Codice Rocco del 1930, quindi in pieno periodo fascista, per poi abolirla definitivamente nel 1948.
Il 18 dicembre del 2007, dopo una campagna portata avanti per oltre un ventennio dal Partito Radicale Transnazionale, dall'associazione Nessuno Tocchi Caino, da Amnesty International e dalla Comunità di Sant'Egidio, l'Onu ha approvato una storica risoluzione per la moratoria universale della pena di morte, ossia per una sospensione internazionale delle pene capitali. La risoluzione proposta dall’Italia, è stata ratificata dall'Assemblea generale con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti. É utile a questo punto spiegare brevemente la differenza fra moratoria ed abolizione: nel primo caso gli stati sospendono l'applicazione della pena di morte, pur mantenendola nei propri istituti giuridici e possono quindi tornare ad applicarla in futuro, mentre nel secondo caso tale pena verrebbe totalmente depennata dalle legislazioni nazionali.
Ma la storia di questa conquista, come è stato già riferito, parte da lontano: nel 1997 su iniziativa italiana, la Commissione dell'ONU per i Diritti Umani ha approvato ogni anno una risoluzione per una moratoria delle esecuzioni capitali, in vista della completa abolizione della pena di morte, ma le decisioni della commissione non erano mai però state confermate dall'assemblea generale. Nel 1999 tutta l'Unione europea si unì alla posizione italiana, e con l'inizio del Giubileo del 2000, anche Papa Giovanni Paolo II ribadì il proprio appoggio alla moratoria. Ma solo il 15 novembre del 2007, la Terza commissione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, su proposta italiana, ha approvato con 99 voti favorevoli, 52 contrari e 33 astenuti la risoluzione per la moratoria universale sulla pena di morte, che fu appunto ratificata poco più di un mese più tardi dall’Assemblea generale delle Nazioni unite.
Il nostro Sindaco Omar Mattioli ha recepito la proposta della comunità di Sant’Egidio di entrare a far parte della vasta schiera di città per la vita/città contro la pena di morte e con delibera n 69/2020 la Giunta all'unanimità ha voluto avvalorare questo impegno nel territorio anche progettando eventi di sensibilizzazione al tema .
Per celebrare e commemorare questa giornata, e al fine di dare lustro alla nuova adesione di Baricella quale città per la vita e contro la pena di morte, la nostra amministrazione comunale, ha organizzato una serie di eventi on line, per coinvolgere la cittadinanza e, in particolare, i cittadini più giovani. In accordo con la Scuola Secondaria di Primo Grado, era stata organizzata la proiezione di un film in Sala Europa, dal quale, i docenti avrebbero tratto spunto per una riflessione su questa tema con i ragazzi. Purtroppo l'emergenza sanitaria in corso ha costretto i professori a rivedere l'organizzazione didattica in quanto le uscite didattiche non sono più possibili e tanto meno le proiezioni di film. Si è pertanto concordato che tale attività di sensibilizzazione verrà svolta direttamente dai docenti in classe, ciascuno con le modalità che più ritiene consone, pur utilizzando come guida il film, che è stato acquistato dalla nostra Biblioteca.
Per dare comunque risalto alla giornata, sono state altresì predisposte alcune bibliografie e filmografie a tema ed è stata infine realizzato un breve video a tema storico, che sarà diffuso sulla pagina facebook della Biblioteca comunale “A. Gramsci”. Infine, segnaliamo all’attenzione degli interessati, la possibilità di partecipare ad un webinar "no alla pena di morte" curato dalla Comunità di Sant'Egidio (link sul fondo della pagina).
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Ultimo aggiornamento pagina: 27/11/2020 17:05:11